BAONE Allarme tra i coltivatori del pregiato prodotto dei colli

I cinghiali ora attaccano i “bisi”

I “bisi” di Baone sono talmente rinomati che pure i cinghiali hanno deciso di papparseli: i selvatici dei colli Euganei hanno trovato una nuova fonte di sostentamento nelle semine autunnali di piselli, che gli agricoltori della località collinare hanno eseguito poche settimane fa. Gli animali, che fanno sempre più fatica a trovare cibo, hanno approfittato dei campi seminati e ne hanno devastati parecchi.
Si tratta, secondo l’associazione che cura e promuove il prodotto euganeo, di un danno che potrebbe rivelarsi gravissimo per la quantità e la qualità delle “perle verdi” di Baone. E non servono a nulla i sistemi utilizzati dagli agricoltori per proteggere gli appezzamenti di terreno. I cinghiali, infatti, si fanno beffe delle reti e delle recinzioni, che vengono abbattute senza sforzo. E tutte le altre strategie messe in campo per tenerli lontani finiscono per risultare un buco nell’acqua.
«Reti e spaventapasseri non servono più – dice sconsolato Stefano Zambon, presidente dell’associazione Bisi & bisi – I cinghiali colpiscono soprattutto i campi più vicini ai boschi e nelle aree marginali, che sono particolarmente vocate a questa coltivazione». Il menu degli ungulati è pregiato e variegato, dato che si basa sulle eccellenze agricole delle varie stagioni: uva, soprattutto Fior d’arancio, fra giugno e agosto, mais quando capita e olive nella stagione della raccolta.
«Gli agricoltori devono fare continuamente le semine per garantire la produzione primaverile – continua Zambon – per noi i piselli sono importanti e vengono valorizzati con l’annuale
festa che si tiene a maggio». Ma non è tutto: «Non ci saranno contributi per i danni subiti – tuona il presidente del sodalizio – in un grave momento di crisi. Noi comunque non perdiamo
mai la speranza».
I danni causati dai cinghiali al comparto agricolo sono al centro di un’aspra polemica che vede coinvolte le associazioni di categoria e gli enti, in prima linea Parco e Regione, per l’assenza totale di fondi per risarcimenti e assicurazioni.

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